Come ci viene ricordato ad ogni Avvento, le nostre usanze natalizie cattoliche sono in qualche modo in contrasto con la “stagione delle vacanze” secolare, che inizia prima del Ringraziamento e va avanti fino all’ultima partita di college. Ma anche se noi cattolici aspettiamo un po’ per iniziare, abbiamo una stagione di celebrazione altrettanto lunga, di cui i “12 giorni”, resi famosi da un certo canto di 12 versi, non sono che un pezzo.
I 12 giorni stessi sono semplicemente il tempo tra le due principali feste di Natale: la Natività del Signore il 25 dicembre e l’Epifania il 6 gennaio. Poiché il Natale era la principale festa della “nascita” nelle antiche chiese occidentali e l’Epifania era la più importante per le chiese orientali, i giorni tra di esse hanno inevitabilmente acquisito un significato. Le origini esatte di particolari osservanze e feste, però, sono un po’ più difficili da inchiodare.
Come molte feste cristiane, le radici del periodo natalizio possono essere trovate nelle religioni precristiane e nei costumi popolari. La data del Natale, per esempio, è probabilmente collegata a un’antica festa romana di più giorni legata al solstizio d’inverno. I “12 giorni” sono probabilmente un adattamento delle feste invernali precristiane del nord Europa, tra cui “Yule”. Queste celebrazioni aiutavano gli antichi europei a superare le notti più lunghe dell’inverno.
Gli antichi cristiani trovarono una felice coincidenza tra queste feste che cercavano il ritorno del sole e la nascita della “Luce del mondo”. Le feste pagane divennero feste cristiane, con molte tradizioni rimaste intatte. I tronchi di Yule e gli alberi illuminati, che tengono lontana la notte apparentemente infinita, sono esempi di questi adattamenti. A volte, però, per smorzare le feste, alcuni vescovi locali cercarono di istituire giorni di digiuno, soprattutto subito dopo il nuovo anno, per stroncare le pratiche pagane.
Il canto di Natale viene dall’Europa del XVI secolo. Ma i 12 giorni sono in realtà solo una parte della nostra osservanza del Natale, che comprende anche importanti feste in onore di Stefano, il primo martire (26 dicembre); Giovanni l’evangelista (27 dicembre); e i Santi Innocenti, i bambini uccisi dal re Erode (28 dicembre, Matt. 2:16-18). Questi sono conosciuti come i comites Christi, “compagni di Cristo”, perché le loro vite hanno dato una testimonianza unica di Gesù attraverso il martirio (Stefano e gli Innocenti) e la parola scritta (Giovanni).
Altre feste di Natale includono la Sacra Famiglia (domenica dopo Natale) e Maria, Madre di Dio (1 gennaio). Il periodo liturgico del Natale si conclude con la festa del Battesimo del Signore (domenica dopo l’Epifania).
Purtroppo, come i 50 giorni di gioia pasquale che spesso dimentichiamo dopo un rigoroso digiuno quaresimale di 40 giorni (notare quale è più lungo!), la nostra festa di Natale spesso finisce troppo presto. Ma anche se aspettiamo un po’ per far partire i nostri giorni sacri, essi ci portano ben oltre l’Orange Bowl. Quindi non mangiate tutti i biscotti il giorno di Natale!
Questo articolo è apparso nel numero di dicembre 2005 di U.S. Catholic (Vol. 70, No. 12, pagina 45).
Immagine: Flickr cc via Waiting For The Word