Wałęsa era un elettricista e leader sindacale con l’immagine di un populista emotivo in maniche di camicia. Il primo primo ministro non comunista, Tadeusz Mazowiecki, era molto popolare e ampiamente considerato un front-runner. Appariva come un leader più rispettabile e intellettuale di Wałęsa, ma anche come più compromettente. Tuttavia, al primo turno, Mazowiecki finì in un lontano terzo posto, con solo il 18,7% dei voti, ben dietro Tymiński.
Le ragioni del successo inaspettato di Tymiński rimangono poco chiare. La sua vaga promessa di creare rapidamente ricchezza per tutti, sostenuta dalla sua immagine di polacco patriottico che aveva avuto successo all’estero, fu ben accolta in un momento di radicale cambiamento politico e di peggioramento della situazione economica. C’era una crescente delusione per la guerra di trincea che era scoppiata all’interno dell’ex opposizione anti-comunista, quindi uno straniero misterioso, onesto e patriottico “direttamente dal nulla” aveva un notevole appeal.
Un altro fattore fu l’uso da parte di Tymiński di metodi di marketing politico sconosciuti in Polonia a quel tempo. Un elemento chiave della sua campagna era un’onnipresente valigetta nera, presumibilmente contenente “documenti segreti” che avrebbero distrutto le carriere dei suoi rivali al momento giusto. Anche se le elezioni passarono senza che la valigetta venisse aperta, la sua presenza attirò un’attenzione costante. Gli avversari di Tymiński adottarono una strategia simile; il quotidiano Gazeta Wyborcza (che sosteneva Mazowiecki) riferì che Tymiński aveva avuto contatti con la polizia segreta, una storia che fu ritirata solo dopo le elezioni.
Nonostante la sconfitta di Tymiński, egli non solo aveva umiliato Mazowiecki (una delle figure più note e rispettate della politica polacca), ma aveva anche costretto Wałęsa (che a quel tempo era un eroe nazionale) ad un ballottaggio. Dopo le elezioni Tymiński cercò di fondare un nuovo partito politico, ma scomparve rapidamente dalla scena politica polacca.