Il problema della Domenica delle Palme

Sono stati i rami di palma a rendere unico questo giorno, e poi di nuovo, non lo è stato.

Per secoli, la chiesa ha ricordato l’oggi, il primo giorno della Settimana Santa, come la Domenica delle Palme a causa dei rami di palma e dei mantelli che la gente ha steso davanti a Gesù quando è entrato a Gerusalemme.

Gli scrittori del Vangelo ci raccontano che una folla si radunò, zampillante di eccitazione, e si mise in fila davanti a Gesù mentre entrava lentamente in città. Mentre si faceva strada, un passo alla volta dalla bestia da soma su cui sedeva, una specie di tappeto veniva cucito davanti a lui. Rami di palma freschi e verdi, presumibilmente raccolti dagli alberi vicini, e vestiti spessi e logori, probabilmente dalle spalle della folla, formavano un arazzo di affetto verso il Messia tanto atteso da Israele.

E secondo i farisei, questo era un problema.

Cosa diceva la gente

Ma in realtà, non erano i rami di palma il problema, quanto quello che diceva la gente.

Luke ci dice che quando Gesù entrò a Gerusalemme il popolo cominciò a gioire e a lodare Dio, gridando:

Beato il re che viene nel nome del Signore! (Luca 19:38)

Alcuni farisei cercano di convincere Gesù a far fermare la folla. Gli chiedono di rimproverare la gente per quello che sta dicendo – l’intera frase “Benedetto il Re”.

I farisei lo capiscono, vedete. Questa non è una frase qualsiasi. Questo è il tipo di benvenuto riservato al Salvatore di Israele.

È una frase che si trova nelle Scritture ebraiche, risalendo al Salmo 118, un salmo che esulta per il trionfo del Signore. Al versetto 22 di questo salmo, la pietra rigettata è diventata la “pietra d’angolo” (Salmo 118:22). Questa è un’opera meravigliosa – per opera di Dio – che lancia poi il giorno della salvezza (Salmo 118:23-24). Questo giorno di salvezza è la liberazione a lungo attesa che Israele pensava non potesse mai arrivare. Ma lo farà, lo fa, e il Salmo 118:25 cattura la speranza: “Salvaci, ti preghiamo, o Eterno! O Signore, ti preghiamo, dacci successo!”

Ora questa salvezza e questo successo non è niente di generico. Verrà attraverso una persona – il Messia di Dio – quello mandato a salvare il suo popolo. Così va il grido, nel salmo,

Beato colui che viene nel nome del Signore! (Salmo 118:26)

Senza dubbio, questa folla sconclusionata di Gerusalemme, prendendo spunto dal Salmo 118, sta dichiarando che Gesù è il Messia. Ecco perché i farisei dicono a Gesù di fermare la follia. Sentite cosa stanno dicendo? Pensano che tu sia il Messia venuto a salvarci. Dì loro di stare zitti.

Gesù però non li ferma. Dice, invece, che se il popolo non lo dicesse allora le rocce stesse griderebbero. Naturalmente, Gesù è il Messia. È venuto a Gerusalemme per salvare il suo popolo.

E secondo la folla, questo era un problema.

Cosa vide il popolo

Ma in realtà, non era tanto la parte della salvezza il problema quanto il modo in cui Gesù avrebbe portato la salvezza.

Il popolo voleva la salvezza e il successo, ricordate. Il che significa che volevano che il Messia marciasse nella città e facesse affari difficili con Roma. Volevano essere liberi dall’oppressione dei gentili, anche se con la forza, anche se con minacce e piaghe e un mare diviso, come hanno raccontato così bene nella loro storia. Volevano un altro esodo, un esodo che espellesse i Romani.

Invece, ciò che ottennero il venerdì mattina fu un uomo insanguinato, un uomo in custodia romana, rifiutato dai loro stessi capi, in piedi accanto a un infame criminale chiamato Barabba. Volevano un re incomparabile, ma avrebbero visto un bestemmiatore picchiato. O così pensavano.

I suoni della folla questa domenica – questa domenica delle Palme – sarebbero stati poi traditi dai suoni dei loro cuori di pietra. “Benedetto è lui!” sarebbe presto diventato “crocifiggilo!”. Per questo motivo, c’è qualcosa di nauseante in questa giornata. Leggiamo della risposta a Gesù, ma poiché conosciamo la storia, sappiamo che non è reale. Non è giusto.

E mentre sentiamo la profonda tragedia delle loro parole, della loro cecità, non dobbiamo aspettarci che noi saremmo stati diversi. I farisei e il popolo avevano i loro problemi, e anche noi. Se conosciamo i nostri cuori senza la grazia, se potessimo ascoltare questa folla, sentiremmo le nostre grida insieme alle loro. Sentiremmo le nostre lodi, per così dire vuote, e poi, per venerdì, “vergognandoci, sentiremmo la nostra voce beffarda gridare tra gli schernitori”.

Non sono i giusti, dopo tutto, che Gesù è venuto a salvare, ma i peccatori. Peccatori come noi.

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