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George Frederick Handel sembra aver avuto un’affinità per melodie espansive, maestose melodie. Si consideri il maestoso movimento di apertura della Sonata per violino in re maggiore, HWV 371, o lo splendore regale che incontriamo in tanti movimenti della Musica sull’acqua e della Musica per i fuochi d’artificio reali.
Forse non c’è esempio migliore di Ombra mai fu, l’aria di apertura dell’opera di Handel del 1738, Xerxes, o Serse come era conosciuta in italiano. L’aria è ambientata in un giardino lussureggiante nel palazzo del re di Persia, che si rallegra della bellezza e dell’ombra di un platano. Il testo conferisce all’albero una distinta anima. La musica è piena di un senso euforico di gratitudine e maestà.
L’opera, vagamente basata su Serse I che visse intorno al 470 a.C., fu inizialmente un flop, chiudendo dopo cinque spettacoli al King’s Theatre di Londra, Haymarket. La sua innovativa fusione di elementi comici nel contesto dell’Opera seria sembra aver confuso il pubblico. Il libretto fu adattato da una precedente opera omonima del 1694 di Giovanni Bononcini, che era similmente basata su un lavoro del 1654 di Francesco Cavalli. Entrambi questi compositori fornirono bellissime impostazioni di Ombra mai fu (ascolta qui e qui), che influenzarono Handel.
Originariamente, quest’aria sarebbe stata eseguita da un castrato. Ecco una registrazione con il mezzosoprano italiano di coloratura Cecilia Bartoli:
Registrazioni
- Handel: Ombra mai fu, Xerxes, (album Sospiri) Cecilia Bartoli deccaclassics.com
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