Questo indeciso periodo di tre anni di combattimenti nella valle dell’Isonzo arrivò sulla scia dell’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale. Cercando di creare un corridoio verso Vienna, il generale italiano Luigi Cadorna ordinò una serie di attacchi alle fortificazioni austro-ungariche della regione a partire dal giugno 1915. Cadorna ebbe finalmente successo al sesto tentativo, catturando Gorizia dopo che i suoi difensori furono costretti a spostare risorse per contrastare un attacco russo. Quando l’undicesimo tentativo diede agli italiani il controllo dello strategico altopiano della Bainsizza, gli austro-ungarici chiesero aiuto alla Germania. La risultante battaglia di Caporetto, conosciuta anche come la dodicesima battaglia dell’Isonzo, fu una vittoria decisiva per le potenze centrali.
Quando l’Italia entrò nella prima guerra mondiale contro l’Austria-Ungheria il 23 maggio 1915, solo la valle dell’Isonzo all’estremità sud-orientale del fronte fortificato di montagna offriva prospettive per una grande offensiva. Qui uno sfondamento delle linee nemiche, catturando Gorizia e poi Trieste, potrebbe portare ad un’avanzata attraverso la falla di Lubiana (Laibach) verso Vienna. Il generale Luigi Cadorna, al comando dell’esercito italiano, concentrò due armate (circa 200.000 uomini) per questa impresa.
Riconoscendo l’importanza critica di questo settore, gli austro-ungarici avevano costruito fortificazioni e, nonostante le sconfitte in Serbia e in Galizia, avevano aumentato le loro truppe a 100.000 uomini. Nelle prime quattro battaglie dell’Isonzo (giugno-agosto 1915), gli italiani attaccarono ma furono respinti. Riorganizzati e rafforzati con più artiglieria, gli italiani attaccarono di nuovo in ottobre e ancora in novembre, sempre con poco successo.
Nel marzo 1916, Cadorna rinnovò i suoi attacchi nella quinta battaglia, un altro fallimento, e, dopo aver fermato una spinta austro-ungarica dal Trentino, aprì la sesta battaglia in agosto, aspettandosi di trovare un avversario indebolito perché le truppe erano state spostate per contrastare l’offensiva russa Brusilov. Questa volta Gorizia fu presa, ma non ci fu uno sfondamento. Seguirono altre tre battaglie, ma non riuscirono a migliorare il successo iniziale.
Nel 1917, gli ammutinamenti dell’esercito francese e il crollo della Russia richiesero misure diversive da parte degli alleati. In risposta, Cadorna organizzò la decima e l’undicesima battaglia. La prima si arenò, ma nella seconda (18 agosto-15 settembre), le truppe d’urto cacciarono gli austro-ungarici dallo strategico altopiano della Bainsizza, anche se l’esaurimento e i problemi di approvvigionamento impedirono lo sfruttamento. Scossa, tuttavia, l’Austria-Ungheria richiese il supporto tedesco, portando al disastro italiano di Caporetto, a volte chiamato la dodicesima battaglia dell’Isonzo.
Le battaglie dell’Isonzo illustrarono che posizioni ben preparate non potevano essere prese da assalti frontali convenzionali. Ogni volta gli italiani avevano numeri superiori e combatterono coraggiosamente, ma furono trattenuti o fecero solo piccoli progressi con pesanti perdite. Gli austro-ungarici, benché messi alle strette, combatterono tenacemente su questo fronte con notevole unità, ma subirono anche pesanti perdite, che potevano permettersi meno degli italiani.
.