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Descrizione
La vena porta entra alla porta, e corre attraverso i canali portali, racchiusi nella capsula di Glisson, dividendosi nel suo corso in rami, che infine si scompongono in un plesso, il plesso interlobulare (vene interlobulari), negli spazi interlobulari.
Questi rami ricevono le vene vaginali e capsulari, corrispondenti ai rami vaginali e capsulari dell’arteria epatica. Così si vedrà che tutto il sangue portato al fegato dalla vena porta e dall’arteria epatica trova la sua strada nel plesso interlobulare. Da questo plesso il sangue viene portato nel lobulo da sottili rami che convergono dalla circonferenza al centro del lobulo, e sono collegati da rami trasversali. Le pareti di questi piccoli vasi sono incomplete, in modo che il sangue sia in rapporto diretto con le cellule epatiche. L’endotelio di rivestimento è costituito da cellule irregolarmente ramificate e scollegate (cellule stellate di Kupffer). Inoltre, secondo Herring e Simpson, minuscoli canali penetrano nelle cellule epatiche stesse, trasportando i costituenti del sangue nella loro sostanza. Si vedrà che i capillari sanguigni del lobulo epatico differiscono strutturalmente dai capillari altrove. Essi sono formati dalla crescita delle colonne di cellule epatiche in grandi spazi sanguigni o seni, e quindi hanno ricevuto il nome di “sinusoidi”.
Arrivati al centro del lobulo, i sinusoidi si svuotano in una vena, di notevoli dimensioni, che corre lungo il centro del lobulo dall’apice alla base, ed è chiamata la vena centrale (vena intralobulare). Alla base del lobulo questa vena si apre direttamente nella vena sublobulare, con la quale il lobulo è collegato. Le vene sublobulari si uniscono per formare tronchi sempre più grandi, e finiscono infine nelle vene epatiche, queste convergono per formare tre grandi tronchi che si aprono nella vena cava inferiore mentre questo vaso è situato nella sua fossa sulla superficie posteriore del fegato.
Questa definizione incorpora il testo di un’edizione di pubblico dominio di Gray’s Anatomy (20a edizione statunitense di Gray’s Anatomy of the Human Body, pubblicata nel 1918 – da http://www.bartleby.com/107/).
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