E’ una testimonianza della tenuta di questi due “album gemelli” che il titolo del primo album di Taylor Swift del 2020 – Folklore – ricorre come testo non nell’album omonimo, ma in Gold Rush, un brano del secondo album a sorpresa della Swift del 2020, Evermore. Gold Rush trova la Swift che scrive dal punto di vista di una svenevole fan-ragazza innamorata, diffidente nel fantasticare su qualcuno che tutti gli altri desiderano. Privato del suo arrangiamento atmosferico, che continua la piega strutturata che Taylor ha sperimentato su Folklore, Gold Rush non si sarebbe sentita fuori posto nella coppia di album più orientati al pop della Swift: impressionistico ed emotivamente risonante, ma ricco di dettagli e di arguti commenti.
Swift è una cantautrice per i secoli, “più forte di una tendenza degli anni ’90”, come canta su Willow. Ma è ancora un po’ smorzata su Evermore come lo era su Folklore da una musica pastello che spalma la vaselina sul suo obiettivo altrimenti acuto. Fortunatamente, questa sfilza di studi sul personaggio spesso si scrolla di dosso la gentilezza della musica. Lei accoppia le sfumature con l’incisività su Tolerate It e Closure, due immersioni profonde nelle relazioni squilibrate. Nel country noir No Body, No Crime, fa squadra con Haim per eseguire il crimine perfetto.
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