Il terzo Concilio Lateranense si riunì nel marzo 1179 come undicesimo concilio ecumenico. Presieduto da Papa Alessandro III, vi parteciparono 302 vescovi.
Chiesa cattolica
Secondo Concilio Lateranense
Quarto Concilio Lateranense
Papa Alessandro III
Papa Alessandro III
Catarismo e Valdismo, disciplina ecclesiastica
ventisette canoni, limitazione dell’elezione papale ai cardinali, condanna della simonia
Lista cronologica dei concili ecumenici
Con l’accordo raggiunto alla Pace di Venezia del 1177 fu posto fine all’aspro conflitto tra Alessandro III e l’imperatore Federico I. Quando papa Adriano IV morì nel 1159, i cardinali divisi elessero due papi: Rolando da Siena, che prese il nome di Alessandro III, e Ottaviano da Roma che, sebbene nominato da un numero inferiore di cardinali, fu sostenuto da Federico e assunse il nome di Papa Vittore IV. Federico, volendo rimuovere tutto ciò che ostacolava la sua autorità in Italia, dichiarò guerra agli stati italiani e soprattutto alla Chiesa che godeva di grande autorità. Da questo conflitto nacque un grave scisma e, dopo la morte di Vittorio IV nel 1164, furono nominati altri due antipapi in opposizione ad Alessandro III: Pasquale III (1164-1168) e Callisto III (1168-1178). Alla fine, alla Pace di Venezia, quando Alessandro ottenne la vittoria, promise a Federico che avrebbe convocato un concilio ecumenico.
Oltre a rimuovere i resti del recente scisma, il concilio condannò le eresie catare e spinse per il ripristino della disciplina ecclesiastica. Divenne anche il primo concilio generale della Chiesa a legiferare contro la sodomia. Si tennero tre sessioni, il 5, 14 e 19 marzo, in cui furono promulgati 27 canoni.
I più importanti furono:
- Canone 1. Per prevenire la possibilità di futuri scismi, solo i cardinali dovevano avere il diritto di eleggere un papa. Inoltre era richiesta una maggioranza di due terzi perché l’elezione fosse valida. Se qualche candidato si fosse dichiarato papa senza ricevere la maggioranza richiesta, lui e i suoi sostenitori sarebbero stati scomunicati.
- Il canone 2 dichiarò nulle le ordinazioni eseguite dagli antipapi Ottaviano (Vittore IV), Guido di Crema (Pasquale III), e Giovanni di Struma (Antipapa Callisto III).
- Il canone 3 proibiva la promozione di chiunque ad una parrocchia prima dei 25 anni e all’episcopato prima dei 30 anni.
- Il canone 5 proibiva l’ordinazione di chierici non provvisti di alcun mezzo di sostentamento adeguato.
- Il canone 7 proibiva la richiesta di denaro per condurre sepolture, benedire un matrimonio o addirittura la celebrazione di qualsiasi sacramento.
- Il canone 11 proibiva ai chierici di avere donne nelle loro case o di visitare i monasteri delle monache senza una buona ragione; dichiarava che il clero sposato doveva perdere i suoi benefici; e decretava che i sacerdoti che si impegnavano in “quel vizio innaturale per il quale l’ira di Dio scese sui figli della disobbedienza e distrusse le cinque città con il fuoco” (sodomia) dovevano essere deposti dall’ufficio clericale e richiesti di fare penitenza – mentre i laici dovevano essere scomunicati.
- Il canone 18 imponeva ad ogni chiesa cattedrale di nominare un maestro che insegnasse ai chierici e ai poveri studiosi della chiesa; questa azione aiutò a lanciare le scuole cattedrali che poi divennero università. Regolamentava anche la licenza di insegnare (licentia docendi), affermando “che nessuno chieda denaro per una licenza di insegnare, o con la copertura di qualche usanza cerchi qualcosa dai maestri, o proibisca di insegnare a qualcuno che sia adatto e abbia chiesto una licenza”. La vendita della licenza di insegnare potrebbe impedire il progresso delle chiese.
- Il canone 19 dichiarava la scomunica per coloro che cercavano di tassare le chiese e il clero senza il consenso del vescovo.
- Il canone 23 riguarda la corretta organizzazione dell’alloggio dei lebbrosi.
- Il canone 25 scomunica coloro che praticano l’usura.
- Il canone 26 vietava agli ebrei e ai musulmani di avere servi cristiani e affermava che le prove dei cristiani sono sempre da accettare contro gli ebrei.
- Il canone 27 sottolinea il dovere dei principi di reprimere l’eresia e condanna “i brabantini, gli aragonesi, i baschi, i navarresi e altri che praticano una tale crudeltà verso i cristiani da non rispettare né chiese né monasteri, da non risparmiare né vedove né orfani, né età né sesso, ma alla maniera dei pagani, distruggono e depongono ogni cosa” (De Brabantionibus et Aragonensibus, Navariis, Bascolis, Coterellis et Triaverdinis, qui tantam in Christianos immanitatem exercent, ut nec ecclesiis, nec monasteriis deferant, non viduis, et pupillis, non senibus, et pueris, nec cuilibet parcant aetati, aut sexui, sed more paganorum omnia perdant, et vastent).
Tra i molti partecipanti al Concilio c’era Guglielmo di Tiro, il famoso storico e, all’epoca, arcivescovo di Tiro. Guglielmo fu inviato da Baldovino IV come rappresentante del Regno di Gerusalemme, e scrisse del viaggio al Concilio nella sua storia. Il Regno d’Ungheria era rappresentato da Andrea, arcivescovo di Kalocsa.