Background: I pazienti ospedalizzati medicalmente che mancano di capacità decisionale possono richiedere, esigere o tentare di lasciare l’ospedale nonostante il grave rischio per loro stessi. Il medico curante in questo scenario deve determinare come salvaguardare tali pazienti, incluso se tentare di tenerli in ospedale. Tuttavia, in molte giurisdizioni, non ci sono leggi che affrontano direttamente la questione. In questa assenza, gli psichiatri sono spesso chiamati a emettere un fermo psichiatrico involontario (impegno civile) per impedire al paziente di uscire. Tuttavia, gli statuti dell’impegno civile non sono stati pensati per, e generalmente non affrontano, i bisogni del paziente medicalmente malato senza malattia psichiatrica. L’impegno civile è permesso per i pazienti che rappresentano un pericolo per se stessi o per gli altri, o che sono gravemente disabili, specificamente come risultato di una malattia mentale, e permette il trasporto di tali individui in strutture per la valutazione psichiatrica. Non permette la detenzione per malattie mediche né la somministrazione involontaria di trattamenti medici. Pertanto, l’istituzione di politiche e procedure ospedaliere può essere il mezzo più appropriato per la detenzione di pazienti medicalmente ricoverati che non hanno la capacità di comprendere i rischi di lasciare l’ospedale, oltre a mitigare il potenziale rischio di responsabilità civile affrontato dal medico per aver agito in modo da proteggere il paziente.
Obiettivo: Lo scopo di questo articolo è quello di identificare la serie di preoccupazioni cliniche e medico-legali in questi scenari, e di descrivere lo sviluppo di una politica di “presa di incapacità medica” come un mezzo per affrontare questo problema irrisolto.