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Molte persone con cui sono cresciuto avevano a un certo punto una versione del testo dello zio pazzo del rock and roll Neil Young pronta, come lo YOLO di un vecchio: “Better to burn out / than to fade away”, ma la maggior parte di noi ha lasciato andare il nostro abbraccio superficiale del sentimento verso la fine del liceo, rendendosi conto che troppi dei nostri eroi erano morti o moribondi, e che noi volevamo vivere. Purtroppo questo non fu il caso di Kurt Cobain, che citò la frase di Young nel suo biglietto d’addio. Cobain morì a ventisette anni, ma nell’età emotiva di un adolescente fragile ed egocentrico, bloccato dalla sua dipendenza dall’eroina e da una timidezza preternaturale che non riusciva a superare. Ero all’ultimo anno di liceo e, sebbene non fossi un grande fan, ricordo di aver provato orrore per la devozione quasi religiosa verso Cobain dopo il suo suicidio (per non parlare del marketing). La perversità del culto della morte di Kurt Cobain risiedeva precisamente nel fatto che il suo status di icona alla fine lo costringeva più a fondo in una specie di vita ombra. Cobain era costituzionalmente una anti-rock star a cui era stato fatto credere in qualche modo di dover essere Freddie Mercury.
Cobain cita Mercury nel suo biglietto d’addio scritto a mano (in alto). È un testo inquietante, disarticolato ma cogente, che oscilla selvaggiamente nel tono ma nel tema soprattutto una nota di dolorosa, goffa autocoscienza, indirizzata non alla moglie o alla figlia, ma al suo amico immaginario d’infanzia, “Boddah”. Il “ruggito maniacale della folla”, scrive Cobain, “non mi colpisce nel modo in cui ha fatto per Freddie Mercury”, il cui “assaporare l’amore e l’adorazione” Cobain “ammira totalmente”. Si lamenta che esibirsi è come timbrare il cartellino, si definisce “narcisista” e “troppo sensibile”: “Il piccolo, triste, sensibile, non apprezzabile, Pesci”. Solo più tardi menziona sua figlia Frances, e solo alla fine per nome, in un poscritto che recita:
Frances e Courtney, sarò al vostro altare.
Per favore continua Courtney,
per Frances
per la sua vita che sarà molto più felice
senza di me.
Leggi la trascrizione completa della lettera su reddit. Courtney è andata avanti, anche se accusata di aver incassato l’eredità di Kurt, e persino di aver pianificato la sua morte in una serie di teorie di cospirazione (molte delle quali coinvolgono quel poscritto). Qui sopra, potete sentirla piangere Cobain con i fan e leggere la sua ultima nota. È un ascolto difficile, senza dubbio. Qualunque cosa si propenda a pensare sulle circostanze della morte di Cobain, non c’è dubbio che fosse esaurito, profondamente depresso e pesantemente dipendente, e salire sul palco sera dopo sera non ha aiutato. Neil Young ha scritto della morte di Cobain nella sua recente autobiografia, Waging Heavy Peace. “Io, per coincidenza, avevo cercato di contattarlo. Volevo parlargli. Dirgli di suonare solo quando ne aveva voglia”. Nonostante abbia precedentemente evitato la domanda, Young ammette che è stato perseguitato dal riferimento di Cobain al burn out, fade away testo da “My My, Hey Hey (Out of the Blue)”. Come molte persone, è difficile per me sentire quella canzone e non pensare all’incarnazione fin troppo letterale delle parole di Cobain.
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Josh Jones is a writer and musician based in Durham, NC. Seguilo su @jdmagness